~*~Provenza-Les Mees e Le Montagne Mistiche Les Penitents~*~

Poco conosciuta la localita´Les Mees e´ molto suggestiva. L´apprezzano  geologi e  appassionati di trekking perche´ presenta una formazione rocciosa che erosa dalle intemperie e dal tempo e´ una successione di figure appuntite che potrebbero ricordare le sagome di monaci incappucciati in fila indiana, percio´ il nome LES PENITENTS.

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Arrivandoci in macchina e´bello vederle  nel loro colorito bruno indicare con le cime affusolate il cielo: quando questo e´attraversato da nubi proietta sulle montagne ombre in movimento. Si crea illusione ottica, sembra che si muovano i monti, che i monaci incappucciati siano in cammino verso chissá dove. Di notte, con la luna piena invece sono fantasmagorici e quasi inquietanti.

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Si crede che questo sia Luogo di energia molto concentrata. I monti considerati Antenne che catturano e sprigionano cio´ che tra cielo e terra vibra intorno. E forse non e´ falso essendo che se si oltrepassa il paese si scoprono immense coltivazioni, l´olio piu´pregiato della regione e´ di questa zona della Provenza. Probabilmente le rocce fanno da barriera al vento, o lo incanalano rendendolo meno aggressivo sulle piantagioni altrimenti indifese. Il vento inoltre spirando tra essi crea talvolta una melodia che risuona come una preghiera ripetitiva. Un canto gregoriano naturale, un mantra delle pietre.

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Il paesino merita una visita non solo per risalirlo e osservare da varie angolazioni les penitents ma anche perche´ arroccata in alto vi e´ una chiesina molto antica e molto piccola, testimonianza che le popolazioni consideravano importante porsi alla stessa altitudine dei monti per poter afferrare, evidentemente, il senso di benessere che il panorama circostante regala e che spinge lo spirito ad elevarsi.

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Il nome “Penitenti” cmq e´ dato dalla leggenda, tragicomica, secondo la quale i preti del convento sedussero e rapirono le belle donne mussulmane di questi invasori indesiderati. Punizione divina fu che vennero trasformati in roccia per aver ceduto ai piaceri della carne.

Sicilia- Il Fenomeno Fata Morgana dello Stretto.

Messina e Reggio Calabria sono 2 citta´che distano circa 3 km l´una dall´altra, 3 km di mare, 3 km  proprietari di alcune delle leggende piu´affascinanti della mitologia e della narrativa. Colapesce, Scilla e Cariddi sono solo alcune tra le piu´ famose.

stretto

Una leggenda pero´ha delle ripercussioni interessanti nel mondo fisico, materiale. L´individuo infatti puo´verificarlo se le condizioni metereologiche e climatiche lo permettono. Si tratta di un´illusione ottica, una forma di miraggio. Il FATAMORGANA. Quello di Messina rimane il piu´conosciuto ma lo stesso si manifesta in alcuni deserti e tundre. Oggetti e luoghi molto distanti appaiono incredibilmente vicini, come se un binocolo si fosse materializzato innanzi agli occhi. Per cui da barche, traghetti, o dalla costa opposta si vedono abitazioni, persone, strade e alberi ben delineati. Tra Sicilia e Calabria nonostante i 3 km. Poeti e letterati scrissero versi e racconti a riguardo, colpiti da tal fenomeno.

Costa da scilla

Il miraggio, dato da una particolare rifrazione della luce, regala queste immagini che si dileguano distorcendosi verticalmente specchiandosi sul mare. Le sagome si allungano, dando l´impressione di fluttuare per alcuni istanti in aria e la citta´diviene fiabesca con alti obelischi e pinnacoli. Alcuni dicono che, quando lo smog non compromette il tutto, si avverte l´odore di salsedine e vegetali piu´inteso del solito e fino in collina. Pare che la brezza e le onde cessino per qualche minuto.

costa calabra

Il nome del fenomeno deriva dalla maga Morgana, fata delle acque d´origine Bretone. Cosa fece lei in Sicilia? Esistono, in breve, due versioni.

1-              Ruggero I d’Altavilla fu vittima dell´incanto. Per indurlo a conquistare la Sicilia, con un colpo di bacchetta magica la Fata Morgana gliela fece apparire vicina. Il re normanno, sdegnato, rifiutò di prendere l’isola con l’inganno. E così, senza l’aiuto della Fata, impiegò trent’anni per conquistarla.

ganzirri da calabria

2-            Una mattina d´estate, durante le invasioni barbariche dopo avere attraversato tutta la penisola, i conquistatori approdarono sul litorale di Reggio Calabria e si trovarono davanti lo stretto. A pochi chilometri c´era la Sicilia  di cui si vedeva l’Etna, il re barbaro si chiedeva come fare a raggiungerla trovandosi sprovvisto di imbarcazioni . Inaspettatamente comparve una donna conturbante la quale offrì l’isola al conquistatore, e con un gesto la fece apparire a due passi da lui. Esultando il re barbaro balzò giù da cavallo e si gettò in acqua, sicuro di poter raggiungere l’isola con due bracciate, ma l’incanto si ruppe e il re affogò miseramente. Tutto infatti era un miraggio.

etna da calabria

Provenza-Transenprovence-Tra Ufo e Pozzi d´Aria

Si e´ parlato tanto di questo villaggio della Provenza durante gli anni 80.

Infatti un agricoltore, tale Renato Nicolai mentre lavorara vide nei campi della zona un veivolo a forma di piatto, largo circa 2 metri, che dopo un breve attimo si sollevo´ per sparire nel cielo.

Questo oggetto avrebbe lasciato tracce sul terreno percio´ il contadino decise di rendere pubblico il fatto.

Il caso fu passato al GEPAN (Groupe d’Étude des Phénomènes Aérospatiaux Non-identifiés). L’analisi del GEPAN riscontrò che il terreno aveva subito una compressione meccanica di 4 o 5 tonnellate ed un riscaldamento fra i 300 e i 600 °C. Ma dopo due anni di indagini non furono trovate spiegazioni plausibili e il GEPAN non si pronunciò.

Ma questo paesello ha fatto parlar di se anche per altro.Possiede infatti un pozzo d´aria.

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I Pozzi d´aria sono delle costruzioni o marchingegni creati al fine di ricavare l´acqua dall´aria.Dalla condensa dell´umidita´o rugiada.Esistono da tempi remoti, gli scavi di TEODOSIA, citta´ bizantina ne hanno dato conferma.E´ stato disseppellito, infatti, un sofisticato sistema di tubazioni all´avanguardia per l´epoca.

 foto teodosia

Gli stagni di rugiada tutt´ora esistenti in pochissime localita´(nel Wiltschire ad esempio) producono ettolitri d´acqua al giorno seppur non piova. Ricavandola proprio dall´umidita´e dalle evaporazioni, aiutandole a formarsi con artificio.

Quello di Transenprovence, costruito negli anni 30 dall´inventore belga Knapen, e´di simpatica architettura ma non funziono´ mai come dovuto: produceva solo una ventina di litri al giorno.