SICILIA – ERICE: tra voli di colomba la PROSTITUZIONE SACRA

Non mi dilungo sulla bellezza di Erice, che sopra un colle a modesta distanza da Trapani regna sulla costa, ma sulle sue particolarita´.

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L´ATMOSFERA di Erice e´surreale. La nebbia che va e viene la veste e sveste di continuo; il visitatore si sente carezzato dalla foschia e refrigerato dalla rugiada, per poi, dopo qualche minuto, esser scaldato dal sole tra stradine luminose. Quella stessa rugiada, si narra, ha del magico, detergeva il sangue dei sacrifici.

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Erice vanta, infatti, antichissime e misteriose origini. Si dice che ELIMO, figlio illeggittimo di Anchise fondo´ in questa zona della Sicilia alcune citta´. Agli ELIMI si deve anche il meraviglioso sito di Segesta. Essendo originari di Troia numerosi e prolungati scontri ebbero con le genti greche di SELINUNTE. La rocca e´un percorso tra casette basse, che percio´, proprio per la loro esigua altezza, aiutano i raggi del sole ad irradiarne le vie. Numerose son le chiese, di cui il DUOMO ha un interno prezioso, ricamati paiono marmi e colonnati.

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Sulla vetta piu´ alta si puo´ visitare il CASTELLO DI VENERE: dove c´era il tempio i normanni ci costruirono il maniero, quindi risulta un interessante ibrido.

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VENERE-AFRODITE-ASTARTE in loco veniva omaggiata con feste annuali chiamate KATAGOGIE e ANAGOGIE che consistevano nel liberare e far volare uno stormo di colombe verso l´Africa. Esso puntualmente dopo una decina di giorni tornava al mittente, con la prima bestiolina tinteggiata di rosso a simboleggiare la trasformazione della Dea e ponendo fine ai festeggiamenti. Ricordo che l´uso di identificare la Dea Madre con un volatile o animale totem si rintaccia anche in raffigurazioni e statuette in svariate parti del globo.

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Le sacerdotesse-IERODULE erano anche dedite alla PROSTITUZIONE SACRA. Erano piu´di un migliaio e offrivano il loro corpo in cambio di generose offerte con cui lo stesso tempio aveva modo di mantenersi e sussistere. Ebbero un successo incredibile, da testi si sa che naviganti e marinai risalivano il monte ben volentieri per godere dell´ospitalita´ di queste donne.

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Oggi del tempio rimangono in condizioni non ottimali il TEPIDARIUM, la COLOMBARA, e il POZZO DI VENERE (che in realta´ fu usato come silos). I normanni trasformando il tutto in roccaforte diedero l´aspetto di fortilizio alla struttura che fu sede della magistratura locale e del tribunale.

LAZIO – Il parco dei mostri di BOMARZO – Percorso INIZIATICO

Risulta che Dali´ fu colto da stupore quando, in Italia, visito´questo giardino, ne trasse addirittura spunto per uno dei suoi quadri piu´ celebri, LA TENTAZIONE DI SANT´ANTONIO.

Il Parco ubicato tra le colline Laziali lascia un retrogusto dolceamaro al visitatore che si meraviglia nell´osservare statue e vegetazione secolare ma talvolta si sente smarrito, disorientato. Il garden vuole essere, quindi, un percorso iniziatico, ricco di simbologie e allegorie che coinvolgono il turista, lo fagocitano per poi, al termine dell´iter espellerlo piu´consapevole, piu´saggio.

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Nel 1550 circa il principe Vicino Orsini e l´architetto Pirro Ligorio progettarono questo bosco-labirinto.

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Le due sfingi all´ingresso palesano gia´ la natura del luogo intimorendo, incisa sotto di esse si legge la frase : Chi non prova stupore davanti alle statue di Bomarzo neanche vedra´ le 7 meraviglie del mondo.

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Si incontrano statue di draghi, tartarughe gigantesche con sopra la Nike alata (a rappresentare come la perseveranza aiuta a vincere, segnare il traguardo), ma anche altre figure riprese dalla mitologia: Ercole in battaglia (a rappresetare la lotta tra bene e male), Nettuno, Cerere, Furie e Echidne.

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Fino a giungere, quasi al termine del cammino alla bocca spalancata di un orco, entrarvi e´ d´obbligo perche´ e´ proprio da questo buio anfratto che metaforicamente si esce lindi e puliti, rinati.

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Pochi metri dopo, infatti, il tempietto-mausoleo e´ capolinea del viaggio. Un tempietto neoclassico che possiede uno schema dei dodici segni zodiacali ma riprodotti secondo l´ordine astronomico, con il segno del leone nell´abside centrale.

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Letterati, artisti, registi come Peter Greenaway e Antonioni, affascinati da Bomarzo, visitarono e sfruttarono per qualche ripresa o documentario questo paese delle meraviglie.

 

Calabria – BIVONGI, la cascata del MARMARICO e i monaci del MONTE ATHOS

La Calabria e la Sicilia sono dette zone gracaniche per i loro siti e riti ereditati dagli elleni. La Calabria, con i suoi golfi accoglienti e le montagne a tratti fertili a tratti rocciose si presta come rifugio per i perseguitati, siano questi banditi o eremiti in cerca di un luogo adatto a coltivare il proprio credo. BIVONGI ha una posizione invidiabile, ubicato su un colle con splendida cascata che abbevera la terra circostante.

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La CASCATA DEL MARMARICO e´ alta 114 metri ed e´raggiungibile tramite il percorso trekking segnalato. Si rimane estasiati nel raggiungerla perche´ l´acqua scivolando sulle rocce scure da l´impressione di una lastra di marmo eburnea.

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Capiamo bene, quindi, che questo luogo risultava invitante.

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Gli abitanti del nucleo sfruttarono la zona, ricca di giacimenti, sia scavando miniere sia costruendo mulini. Il nome stesso, Bivongi, deriva dal greco e potrebbe significare “paese produttore di bachi da seta” o “paese del ferro”. A conferma della produzione dei bachi vi e´ testimonianza cartacea nei monasteri della zona.

Il MONASTERO GRECO-ORTODOSSO SAN GIOVANNI IN THERISTIS

fu edificato nel XI sec; fino ad allora, in Calabria il cristianesimo di rito bizantino affinacava quello di rito latino. San Giovanni Theristis visse qui e alla sua morte cominciarono pellegrinaggi di devoti e cercatori di guarigione tramite la Fonte Sacra (AGHIASMA in rito Bizantino). Cosi fu edificato il Monastero che in seguito dovette affrontare la decadenza per via di briganti. E´un mix di architettura normanna e bizantina. Costruita in un periodo di passaggio ha elementi di ambe due le correnti. Ha cupola orientale ma su dimensioni di Duomo occidentale.

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Interessante fu il decennio dal 1990 al 2000 quando monaci originari del MONTE ATHOS si trasferirono nella struttura.

Il MONTE ATHOS e´una repubblica monastica, una penisola greca con una ventina di eremi attivi. La citta´ principale e´sorta dove in passato vi era uno dei piu´ grandi templi dedicati ad ARTEMIDE, la qual cosa fa sorridere visto che l´ingresso alla penisola e´vietato alle donne ed alle femmine di animali.

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Questa scela ha giustificazione in una vicenda accaduta quando i valacchi profittavano della terra fertile dell’Athos per farvi pascere il loro bestiame, e s’insediarono sulla Santa Montagna portando con sé le loro mogli, travestite da uomini. La presenza delle donne creo´debolezze presso i monaci. I valacchi furono allontanati, e per evitare il ripetersi di questa situazione, si pensò di interdire l’accesso di animali femmine. (Cfr. Costa de Loverdo, J’ai été moine au Mont Athos, La Colombe, Paris 1956). In realta´il Monte e´nel suo insieme dedicato alla figura della Madonna, i monaci pregano PANAGHIA o TUTTASANTA la vera custode di ognicosa, in piu´mirano al mistico ricongiungimento con il divino attraverso l´ISSICHIA ovvero pace interiore e silenzio.

 

Sicilia – Trapani – Il paesetto costruito dentro LA GROTTA MANGIAPANE e la sua forma d´inguine

I dintorni di Trapani e del Monte Cofano sono impreziositi da numerose grotte. In queste grotte trovarono punte di lancia ma anche vasellame vario,  conchiglie e ossa.

Risulta percio´che furono abitate fin dal paleolitico, quando, intorno al fuoco, ci si nutriva scaldando cacciaggione e molluschi.

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A Bonagia vi e´la grotta “Emiliana” di notevole interesse per un paio di fori che i pastori usarono per accendervi fuochi. Nei pressi della ex Tonnara  Cusumano, verso Pizzolungo, c´e´ l´antro del “Toro”: un tempo presentava una gradinata che conduceva ad una torretta di avvistamento sopra la montagna, oggi due pilastri si possono ancora vedere.

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A SCURATI vi e´la grotta meglio conservata e piu´ sfruttata, che segnalo con entusiamo: LA GROTTA MANGIAPANE. Ha dimensioni rilevanti, profonda 70 metri con un´apertura di 80; internamente vi e´stato edificato un paesello con tanto di cappella, fornaio e fontana.

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La grotta prende il nome dalla famiglia omonima che vi abito´ dalla fine dell´800 fino a meta´del 900.

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Oggi vi vien organizzato annualmente il presepe vivente nel periodo Natalizio. Questo e´una forma rituale per rievocare la nascita del Cristo, il parto della Madonna. Un tempo probabilmente, questa stessa grotta fu utilizzata per riti ad altre divinita´. Infatti ha forma vaginale e con i costoni di roccia laterali suggerisce la sagoma di cosce dischiuse nel procreare. Nulla di strano quindi, se, in questo luogo, la Dea Madre venne celebrata.

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Sicilia – Mazara del Vallo – IL SATIRO DANZANTE E LA SINDROME DI STENDHAL

La chiesa di Sant´Egidio a Mazara del Vallo e´ un esempio di architettura arabo-normanna.  Cio´e´palese dalle cupole e altri elementi. La chiesa fu fondata dalla confraternita di Sant´Egidio nel 1424.

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Oggi sconsacrata ospita il museo del SATIRO DANZANTE, statua bronzea di particolare pregio.

La magia di questa statua sta anche nella storia del suo recupero. Fu trovata da un´imbarcazione di Mazara in due tempi distinti. Prima, nel 1997, rimase incastrata nelle reti del peschereccio la gamba, nel 1998 il corpo e la testa furono riconquistati dagli abissi marini. Questo suscito´ perplessita´ e stupore, infatti ha del miracoloso se si pensa che ritrovare le cose insabbiate nei fondali marini e´arduo.

Oltretutto il capitano, quando fu intervistato, disse che la statua pareva un naufrago che cercava salvezza, che fu impressionato dal capo e le fattezze umane della scultura che riemergeva dalle acque profonde e buie.

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Molti che osservarono con attenzione la statua, inserita in una stanza con un gioco di ombre e luci che ne esaltano la bellezza del metallo e della figura, sono stati colpiti dalla famosa SINDROME DI STENDHAL.  Questo e´un malessere momentaneo tra estasi, allucinazione e capogiro che coglie lo spettatore nel contemplare opere d´arte. Alcuni dicono che questa breve psicosi si verifica quando l´opera stessa sia “animata” o emana forti vibrazioni.

Analizzando la statua diremo che mitologicamente il satiro accompagna Dionisio, Pan e le Baccanti durante riti e orge: bevendo vino si isolano nei boschi e nelle selve. E´un essere semi-umano, possiede connotati animali quali coda, zampe di capra, corna. Suona il flauto e la musica incantatrice amplifica lo stato di alterazione di coscienza dato gia´dal vino. E´associato alla sessualita´sfrontata.

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Il SATIRO di Mazara e´ in estasi per la danza vorticosa e per l´ubriacatura. La posizione e´ quella di una rotazione su se stesso, i capelli gli guizzano a spirale sul capo. La bocca dischiusa e lo sguardo delirante amplificano la sensazione di star guardando un giovane durante un amplesso.  La gamba assente doveva aiutare il moto centrifugo, le braccia dovevano sorreggere il contenitore di vino e la pelle di pantera.

Alcuni suppongono che la statua non sia un pezzo unico ma faccia parte di un insieme, di un corteo cerimoniale del dio Bacco.

Chissa´….

 

Puglia – I Trulli di Alberobello – il culto BETILO – i pinnacoli e i simboli

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Il Salento e´stracolmo di magia. La si trova nei Dolmen, nei templi, nei dialetti, nei “pajari” e nei trulli.

Si dice che a passeggiar per il Salento, sulla sua terra rossastra ci si smarrisca. Questa stessa terra ha fatto gola a latini, baltici, greci e anche ai celti di cui si trovano testimonianze nelle grotte carsiche e nel vernacolo della Murgia.

Il sommarsi di credenze e religioni ha riempito la Puglia di convinzioni trascendentali e magiche.

I Dolmen probabilmente siti funerari o Massi votivi legati al culto del Dio Sole sono posizionati con rigoroso scrupolo secondo mappe astronomiche. (La stessa forma fallica simbolegerebbe l´atto di fecondare la Terra, Dea Madre). Il culto della Dea Madre in seguito fu sostituito da quello di Atena e di Dioniso che diede, secondo alcuni avvio, nella zona, al TARANTISMO di cui accennero´in altro capitolo.

 

Trulli – Pajari e il culto BETILO

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Spesso Trulli e Pajari vengono associati, ma si erra. Si distinguono non solo per qualche differenza architettonica ma anche perche´ i primi risultano meno antichi mentre i secondi, usati per cerimonie sacre, sono antecedenti.

I Trulli venivano per motivi di tempo e fatica rasi al suolo e ricostruiti quasi mai restaurati. Risultava piu´ semplice e meno dispendioso. Alcuni trulli sono relativamente giovani. Databili intorno al XIV sec.

Non mi soffermo sull´intrigante forma circolare ne sul cono che li fa da tetto ma sui PINNACOLI e sui SIMBOLI in calce che son rappresentati sulle strutture.

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I Pinnacoli che son posti al vertice del trulli son pietre scolpite e gli son state date svariate forme. Inseriti come antenne energetiche si rimandano al culto di BETILO: il CULTO DELLA PIETRA come dimora di spiriti o Entita´ in grado di apportare benefiche vibrazioni. Lo stesso nome deriva da Bethin “CASA DI DIO”.

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Va aggiunto che non era questa una novita´: dai tempi primitivi si consideravano dimore di Entita´Sovrannaturali la pietra focaia, le tectidi e le meteoriti. Credenza tramandata dai Fenici e dai Greci.

I Simboli sui soffitti, di natura scaramantica, son disegnati per proteggere gli abitanti e l´abitazione da sciagure e sventure.Stessi simboli son stati rintracciati in amuleti e talismani.

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Anche questi son svariati, con richiami all´astrologia tramite grovigli di linee rette, di circoli, di triangoli che si rifanno al MITRAISMO, religione misterica che diede valore alle costellazioni associandole al regno animale.

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Oppure le sagome stilizzate di animali: Il gallo il cavallo, il bue, la serpe, l’aquila che sono, nell’inconscio e per i pagani, atavici guardiani contro il male.

Così come le tante croci, i monogrammi, le sigle mariane, l’alfa e l’omega, i cuori trafitti, il Calice Eucaristico simbologia aggiuntasi con l´arrivo del cristianesimo.