CALABRIA-STAITI-LA CHIESATEMPIO DI TRIDETTI E LA SENSUALITA´ DELLE DONNE MEDITERRANEE NEGLI SCRITTI DI CESARE PAVESE

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La costa Jonica Calabrese fu territorio dove greci e saraceni fondarono colonie. Brancaleone e Staiti son ancora ricchi di testimonianze. Brancaleone superiore con le antiche viuzze e le pareti scavate dall´erosione presenta anche antiche cisterne d´ importanza notevole.

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Percorrendo la statale si giunge in una decina di minuti a Staiti dove la chiesa della MADONNA DEI TRIDETTI stupisce e ammalia. Solitaria sotto una collina ricoperta di ulivi appare seminascosta come in una fiaba gotica.

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Gli uomini calabresi son abili lupi di mare e  pescatori, gli avi di questi stessi uomini erano devoti al Dio Nettuno. I pesci e molluschi delle riviere calabre erano certezza di sopravvivenza anche per il piu´povero degli abitanti. E se la Dea Madre procurava frutta e verdura grazie al tiepido clima il Dio Del Mare garantiva la cacciaggione ittica.

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Si e´quasi certi che dove adesso c´e´ la  bellissima chiesa scoperchiata di TRIDETTI ci fosse un tempio dedicato al Dio.  Fu trovata in zona una moneta che lo raffigura nel gesto di puntare il tridente. I basiliani in seguito trasformarono il tempio in chiesa ma il nome ne svela l´origine, tridetti presumibilmente sta per tridente anche se altri studiosi affermano che deriva da tre-dita, il gesto con cui Cristo benedice l´umanita´.

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Una leggenda in piu´circola riguardo una statua del Dio Nettuno tappezzata di conchiglie e gemme che fu trafugata da Annibale durante la sua marcia.

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Cesare Pavese nei suoi scritti e carteggi, tra le righe, racconta la calabria come una regione dalle forti energie telluriche che si incontrano e scontrano con quelle marine, e di uomini e donne belli e sensuali come mezzidei. Concia, una delle protagoniste dei suoi libri, e´ una donna realmente esistita dalla sensualita´ dirompente, selvaggia e smaliziata al contempo. Descritta come serva che girava scalza e si arrampicava con destrezza animale sugli alberi per raccogliere frutta matura rimase esempio piu´ e piu´ volte ripreso da narratori per illustrare l´inconscia carica erotica delle donne mediterranee. Queste trasportavano sul capo le otri d´acqua ancheggiando e cio´non poteva che risultare  provocatorio se associato per di piu´alla simbologia dell´acqua come elemento legato alla fertilita´. Una donna quasi felina o lupa. Concetto che sviluppo´ anche Verga in una sua opera riguardo la donna del sud e la sua verace femminilita´.

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SICILIA- RAGUSA – LA CHIESA DI SAN GIORGIO ED I RESTI DI COCCODRILLO.

La Sicilia era un pezzo d´Africa e se a Siracusa si lavora il papiro non stupisce che nel ragusano potessero esserci coccodrilli. Evidentemente il clima e´favorevole ad entrambi.

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In Egitto il coccodrillo era considerato un animale Sacro. SOBEK aveva testa di coccodrillo e assicurava la fertilita´della zona del Nilo che con il suo Limo concimava la terra, la sua spietata voracita´lo rendeva comunque temibile. In seguito il coccodrillo, durante il medioevo, venne  associato al solo male. Fu sinonimo di Ipocrisia e lo chiamavano drago di terra. Affascinava le genti la sua forte corazza squamosa ma il suo strisciare nella melma e la sua aggressivita´letale gli diedero significato di dannazione. Un unguento si traeva dalle sue viscere per creare un belletto per donne e teatranti e cio´ rese l´animale ancora piu´colpevole di agevolare il lato “falso” e “artefatto” delle cose. Il male che si nasconde nei dettagli, il male che si traveste per sedurre gli innocenti. San Giorgio e´raffigurato nell´atto di uccidere il Drago per riaffermare verita´e giustizia.

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In Italia piu´chiese hanno, in bella mostra, appeso sul soffitto un coccodrillo imbalsamato in segno di resa del male nella casa di Dio. Come i coccodrilli arrivarono in Italia non si sa, si pensa importati dagli arabi, in Sicilia comunque sono molte le storie su questo rettile che avrebbe attaccato persone e animali, decimando pascoli e mandrie. A Palermo, nel rione del suo famoso mercato, un coccodrillo impagliato e´attrazione turistica ormai nota.

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La Chiesa di SAN GIORGIO a Ragusa,splendido e incantevole esempio di Barocco Siculo, prima del terremoto del 1693 era al confine est dell´abitato dove ancora e´presente il portale con la sua decorazione.

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Nel 700 fu trasferita dove si ergeva la chiesa di San Nicola e rimase vivo il culto di SAN GIORGIO, il 23 Aprile ogni anno un enorme coccodrillo meccanico viene trasportato in processione per ricordare l´eroico Santo che lo sconfisse.

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In Chiesa si suppone siano stati trasferiti anche le ossa ed i resti di questi animali che secoli prima avevano invaso le campagne Ragusane.

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SARDEGNA-DORGALI- I SACRIFICI UMANI E LA GROTTA di ISPINIGOLI

Non mi dilungo su quanto la Sardegna sia piu´che un´isola un continente a se. I suoi riti, la sua storia son singolari, inediti, percio´il ripercorrere alcune loro ancestrali tradizioni (a volte importate da fenici o da altri colonizzatori) e sopravvisute a lungo torna utile al fine di conoscere questa terra un po´meglio. Molta documentazione attesta che la pratica di sacrifici umani era usuale. Di due tipologie: Il GERONTICIDIO e L´IMMOLAZIONE DELLE VERGINI. La grotta di ISPINIGOLI e´ un luogo dell´isola dove i pastori trascorrevano le notti per far riposare il gregge ma dove gli archeologi fecero importantissime scoperte per quanto concerne l´immolazione delle fanciulle in eta´arcaica, probabilmente nuragica.

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Il primo-GERONTICIDIO- si verificava quando un capo tribu´o un personaggio influente superata una certa eta´doveva essere sacrificato. In questo modo le sue energie e la sua sapienza venivano trasmesse a colui che compiva il rito, la maggioranza delle volte il figlio maggiore. Infatti, all´opposto, morendo di morte naturale la saggezza e la consapevolezza del vecchio sarebbero svanite, andate perdute. Si dice che il termine SORRISO SARDONICO derivi da queste esperienze. Colui che veniva sacrificato e il suo “boia” dovevano prima inghiottire un intruglio composto dalla macerazione delle foglie di una pianta tossica facilmente reperibile nel SUPRAMONTE sardo, (una pozione che stirava i lineamenti in un grottesco sorriso che ironizzava sulla vita e sulla morte), dopo i due dovevano risalire la montagna e il giovane tramortito l´anziano lo spingeva nel dirupo. L´erba in questione si crede sia la OEMANTHE CROCATA (fonte: Sardegna esoterica-Gianmichele Lisai-edizioni Newton)

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Il secondo rituale-IMMOLAZIONE DELLE VERGINI- era di tipo propiziatorio, le vittime erano giovinette in puberta´o adolescenti (le ossa e i gioielli ritrovati son testimonianza di questo). La GROTTA DI ISPINIGOLI o ABISSO DELLE VERGINI era il luogo ideale. E´ una cavita´ profonda una quarantina di metri con una stalagmite di 38 metri che per le popolazioni primitive sicuramente rappresentava una divinita´ o il simbolo fallico nell´atto di fecondare la Madre Terra. Non sconvolge se si immaginano questi individui nell´atto di scoprire, magari facendosi luce con una torcia rudimentale, questa pozzo umido con questa monolitica colonna centrale.

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Le ragazze, e si pensa anche le adultere, dopo una cerimonia nella quale venivano ingioiellate, si incamminavano con il seguito della tribu´ fin all´interno della gola e spinte nella voragine buia. Il loro urlo riecheggiando doveva confermare la riuscita del rito. Altri credono che venissero calate con una fune e lasciate a morir di fame e di sete. Questo si suppone perche´gli scheletri ritrovati non sempre hanno presentato ossa rotte. Il museo di Dorgali contiene svariati reperti.

 

 

SICILIA-MESSINA- SANTA EUSTOCHIA- I MIRACOLI E LE TORTURE DEMONIACHE

Si dice che fu musa di ANTONELLO DA MESSINA e ritratta nel suo quadro “L´ Annunziata”

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Esmeralda Calafato nacque nel marzo 1434, non era di umili origini e la sua bellezza interiore ed esteriore la contradistinsero dalla maggioranza delle sue coetanee. La famiglia cerco´ di spingerla verso nozze vantaggiose ma ella si oppose dichiarando la sua vocazione.

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Si narra che le forze del male sotto mentite vesti la torturassero per farle cambiare il suo percorso talare, subi´notturne percussioni mentre di giorno fu spinta piu´volte contro rami di fichi d´india per sfigurarla e, vicenda testimoniata, sue conoscenti di malvagio carattere tramarono per terrorizzarla e non farla arrivare in se´alle funzioni in Chiesa.

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Ella, tenace e fiduciosa, riusci´ad entrare nell´ordine delle Clarisse, monache di clausura. Il suo sogno di creare un monastero in Messina dopo mille peripezie si realizzo´e fondo´ quello di “Montevergine”. 

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Anche in questa sede fu presa di mira dalla potenza demoniaca che le inflisse pene che la sfinirono, ma mai si arrese, anzi combatte´con la preghiera e attuo´ piu´ di un esorcismo su giovani donne indiavolate. Una ragazza di San Filippo, paese vicino Messina, fu liberara con il gesto del segno della croce ripetuto piu´volte dalla Suora. Curo´ infermi e paralitici e questi vennero classificati come miracoli.

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Dopo morta Suor Eustochia, cosi fu rinominata allorquando prese i voti, continuo´ a curare i malati poiche´ incredibilmente la sua salma non subiva deterioramenti e secernava rivoli di sangue medicamentoso dalle narici; tutt´oggi si sa che unghie e capelli della santa ricrescono e che una volta l´anno le consorelle provvedono ad accorciarle. Spesso il suo fantasma viene intravisto o udito nel monastero e si crede che prima che un lutto si verifichi all´interno delle mura ella mandi dei segnali. Rumori rindondanti nelle ore del crepuscolo.

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Il monastero di Montevergine del resto e´una struttura che fu piu´volte restaurata a causa del terremoto del 1908 e a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale a cui miracolosamente scampo´. Nella scalinata interna si trova indicato il luogo preciso in cui una bomba del raid del maggio 1943 colpi´ la struttura senza apportare danni.

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Ulteriore miracolo di Esmeralda? Vogliamo crederlo e nel 1988 Papa Giovanni XXIII la canonizzo´con una cerimonia che commosse il mondo intero e chiamandola “la nostra santa in piedi” poiche´e´ una delle poche ad essere esposta in verticale e non in orizzontale, in posizione dormiente.

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Commovente fu anche l´amicizia e complicita´ che lego´ Suor Eustochia a Suor Maria Fedele, le due condivisero una vita di spiritualita´e preghiera e si supportarono con affetto´, tant´e´che la salma della monaca e´ in una teca poco distante da quello della sua migliore amica.

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